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Fa male il dry needling e cosa aspettarsi durante il trattamento

Fa male il dry needling


Fa male il dry needling? Scopri cosa provare all’inizio, come funziona la tecnica, i meccanismi del dolore e come prepararsi al meglio.


Fa male il dry needling e che cos’è il dry needling

Il dry needling è una tecnica fisioterapica avanzata per trattare i trigger point miofasciali – aree muscolari dolorose e contratte spesso responsabili di dolore locale o riferito. Ma fa male il dry needling? Scopriamolo.

Origine e fondamenti scientifici

Questa tecnica nasce dalla fisioterapia occidentale moderna e mira a sbloccare i trigger point riducendo tensione e dolore. Diversi studi dimostrano un effetto positivo sul rilascio miofasciale e il miglioramento funzionale (ScienceDirect).

Come percepisci il trattamento

I pazienti descrivono un iniziale pizzico all’inserimento, seguito spesso da una contrazione breve e intensa (local twitch). Questa reazione indica che il trigger point è stato attivato, propiziando l’allungamento muscolare e il rilascio di tossine accumulate.

Benefici attesi

  • Diminuzione del dolore acuto e cronico
  • Aumento della mobilità
  • Rilassamento profondo senza farmaci
    Tutto questo avviene anche se inizialmente fa male il dry needling: il vantaggio funzionale supera di gran lunga il fastidio transitorio.

Fa male il dry needling e come si svolge la procedura

Valutazione iniziale

Il fisioterapista valuta postura, tono e tensione muscolare, proprio per determinare dove effettuare la procedura. Questo primo passo rassicura il paziente e riduce lo stress correlato all’ansia da ago.

Fase di esecuzione

  1. Disinfezione accurata
  2. Inserimento dell’ago nel punto trigger individuato
  3. Attesa per generare local twitch
  4. Rimozione e applicazione di tecniche post-trattamento (stretching, massaggio)

Percezioni durante la seduta

  • Pizzico iniziale all’entrata dell’ago
  • Contrazione intensa, a volte simile a un crampo
  • Sensazione di pressione profonda
    Il fastidio dura pochi secondi, e la fine del trattamento spesso porta immediato sollievo o rilassamento.

Personalizzazione del trattamento

In base alla tolleranza al dolore, la profondità dell’ago, il numero di trigger point trattati e la durata della seduta vengono adattati di volta in volta, rendendo la procedura sempre su misura.


Fa male il dry needling durante la prima seduta

La prima seduta può essere la più intensa: i muscoli non sono ancora “abituati” e l’ansia gioca un ruolo importante. Ma cosa aspettarsi davvero?

Sensazioni tipiche iniziali

  • Pizzico all’inserimento, seguito da crampo o contrazione rapida
  • Emozioni contrastanti tra sollievo e fastidio
  • I primi minuti possono generare leggera tachicardia o tensione muscolare

Reazioni nei giorni successivi

Nelle 24‑48 ore successive possono manifestarsi:

  • Indolenzimento muscolare simile a crampi
  • Sensazione di muscolo “stanco”
  • Bedürfnis di muoversi leggermente per favorire la guarigione

Consigli utili post‑seduta

  • Applicare impacchi caldi per favorire il rilassamento
  • Eseguire stiramenti leggeri e camminare
  • Evitare stress fisico eccessivo
  • Bere molta acqua e riposare

Queste reazioni evidenziano che fa male il dry needling per un breve periodo, ma sono parte del processo terapeutico di recupero (PubMed).


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Fa male il dry needling rispetto all’agopuntura

Molti pazienti chiedono: fa male il dry needling più dell’agopuntura? Sebbene entrambe utilizzino aghi sottili, le tecniche divergenze in modalità e obiettivi terapeutici influenzano le sensazioni percepite.

Scopi e filosofie differenti

L’agopuntura si basa sulla medicina tradizionale cinese, orientata all’equilibrio energetico. Il dry needling, invece, è una procedura neurofisiologica proveniente dalla fisioterapia moderna: mira a disattivare i trigger point muscolari con geografie anatomiche precise.

Profondità e tipo di ago

Nell’agopuntura, gli aghi sono sottili e posizionati superficialmente, spesso provocando una sensazione leggera di De‑Qi (calore o formicolio). Con il dry needling, invece, l’ago viene inserito più in profondità nel tessuto muscolare, spesso generando una contrazione involontaria (local twitch) percepita come un crampo interno, più intensa ma di breve durata.

Percezione del dolore

Molti pazienti riferiscono che fa male il dry needling più dell’agopuntura soprattutto quando vengono stimolati muscoli profondi. Tuttavia, la maggiore efficacia terapeutica contro il dolore muscolare è un vantaggio incline a compensare il fastidio.
Secondo ricerche cliniche, il dry needling ha mostrato superiorità nel migliorare il dolore miofasciale comparato all’agopuntura tradizionale (ScienceDirect).


Fa male il dry needling a seconda del muscolo trattato

Un’altra domanda frequente è: fa male il dry needling in modo diverso se il muscolo trattato è profondo o superficiale? La risposta è sì: l’anatomia gioca un ruolo fondamentale.

Muscoli superficiali vs. profondi

I muscoli superficiali, come il trapezio o il grande pettorale, generano generalmente una sensazione più tolerabile. Al contrario, i muscoli profondi (es. piriforme, psoas) situati vicino a strutture sensoriali o nervose possono causare fastidi più intensi, specialmente se sensibili o contrattili.

Fattori che influenzano la percezione

La densità del tessuto muscolare, la presenza di infiammazione o trigger attivi possono amplificare il dolore percepito. In alcuni casi viene percepita una scossa improvvisa o crampo profondo, segno che l’ago ha stimolato correttamente la zona interessata.

Evidenza clinica

Studi suggeriscono che la risposta dolorosa è proporzionale al livello di contrattura e alla profondità del muscolo, confermando che il dolore legato al dry needling varia a seconda del sito anatomico trattato (ScienceDirect).


Fa male il dry needling se hai una soglia del dolore bassa

Infine, molte persone con sensibilità accentuata si domandano: fa male il dry needling se la loro soglia del dolore è bassa? La tolleranza individuale è un fattore chiave, ma la tecnica può essere modulata.

Sensibilità inter-individuale

In chi ha soglia del dolore bassa, la stimolazione può sembrare più intensa: possono avvertire bruciore, tensione o contrazioni muscolari accentuate. È essenziale considerare anche fattori psicologici come ansia o aspettative negative.

Adattamenti terapeutici

Il fisioterapista può personalizzare l’approccio:

  • Trattare meno punti nella prima seduta
  • Utilizzare aghi più sottili
  • Evitare muscoli profondi nella fase iniziale
  • Guidare il paziente con tecniche di respirazione e feedback continuo

Miglioramenti con approccio personalizzato

Studi evidenziano che l’applicazione del dry needling adattato alla soglia del paziente migliora la tollerabilità, mantenendo efficacia terapeutica e spesso riducendo la percezione del dolore (PubMed).

Fa male il dry needling e con quale frequenza andrebbe eseguito

Una delle domande più frequenti è: fa male il dry needling? E soprattutto: quante volte va effettuato?

Frequenza consigliata

  • Fase acuta: 1–2 sedute a settimana per 2–4 settimane.
  • Fase cronica: 1 seduta ogni 7–10 giorni.
  • Mantenimento: 1 seduta al mese, in combinazione con esercizi terapeutici.

In genere, i pazienti riferiscono che fa male il dry needling più nelle prime sedute, ma con il progredire del trattamento il dolore diminuisce sensibilmente.

Secondo studi, eseguire la punc­tura in serie sui trigger point migliora il dolore e la mobilità a medio termine. (ScienceDirect)


Fa male il dry needling e quali meccanismi del dolore sono coinvolti

Capire perché fa male il dry needling implica esplorare i processi fisiologici attivati durante il trattamento.

Dolore nocicettivo

L’inserzione dell’ago stimola direttamente i nocicettori, generando un dolore acuto e ben localizzato.

Risposta muscolare – spasm reflex

Quando l’ago colpisce un trigger point, può scatenarsi una contrazione involontaria (twitch). Solitamente percepita come crampo breve, è indice del corretto posizionamento e innesca meccanismi di rilascio del dolore.

Sensibilizzazione centrale

In persone con dolore cronico, il sistema nervoso è spesso alterato. I trigger point contribuiscono alla sensibilizzazione centrale, amplificando la percezione dolorifica.

Studi confermano che il dry needling può attenuare progressivamente la sensibilizzazione nervosa e modulare il dolore a livello centrale. (PMC)


Fa male il dry needling o si avverte indolenzimento muscolare dopo

Molti si chiedono: fa male il dry needling solo durante la seduta o anche dopo? Spesso si prova un indolenzimento simile ai dolori muscolari post-esercizio.

Post-needling soreness

È molto comune sviluppare dolori muscolari localizzati entro poche ore o fino a 48–72 ore dopo. La sensazione può essere lieve o moderata e tende a scomparire spontaneamente. (PubMed)

Perché si manifesta

L’infiammazione muscolare generata dall’ago provoca microlesioni che attivano risposte rigenerative. Talvolta anche lieve sanguinamento.

Come gestirlo

  • Applicare calore tiepido
  • Eseguire esercizi di mobilità dolce
  • Bere abbondantemente
  • Evitare attività intense per 1–2 giorni

Secondo ricerche, questo indolenzimento post-needling non compromette i benefici attesi e non è percepito come un evento negativo. (ScienceDirect)


5 domande frequenti sul dolore nel dry needling

  1. Tutti lo percepiscono come doloroso?
    No, varia da paziente a paziente: alcuni avvertono solo un leggero fastidio.
  2. È più doloroso dell’agopuntura?
    Sì, perché agisce su tessuto spontaneamente contratto, ma è breve.
  3. È adatto a chi ha soglia del dolore bassa?
    Assolutamente sì: è possibile modulare profondità, numero di aghi e zone trattate.
  4. Ci sono rischi gravi?
    Molto rari se eseguito da professionisti qualificati. Possono comparire lievi ematomi o sensazioni post-seduta.
  5. Vale la pena nonostante il dolore?
    Sì: numerosi studi confermano la riduzione del dolore e il miglioramento funzionale dopo poche sedute.

Conclusione

Fa male il dry needling? Sì, può provocare fastidio localizzato e indolenzimento post-seduta, specie nelle prime terapìe. Ma grazie alla personalizzazione e all’approccio professionale, i benefici superano di gran lunga il disagio transitorio.

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